Come affrontare il dolore

Quella che tu chiami sciatalgia, infiammazione, dolore al ginocchio, ernia, mal di schiena, spalla bloccata, noi la definiamo, più genericamente, fase critica. La fase critica è infatti quell’arco di tempo nel quale un soggetto avverte un dolore ed è il più delle volte impossibilitato a svolgere alcune funzioni quotidiane di movimento.

Come abbiamo provato a dire brevemente nella pagina dedicata alla fase acuta, definire le cause che la generano e proporre soluzioni nello specifico del movimento è il nostro lavoro. Ma come?

Perché la fase critica sia effettivamente attraversata e, quindi, risolta è necessario che il diretto interessato sia coinvolto nell’analisi dei problemi di movimento che, sempre più spesso, mi rendo conto essere le cause del dolore.

Il linguaggio utilizzato all’interno delle Officine del Movimento non sarà, tuttavia, qualcosa che richiama termini medici e descrive stati patologici, poiché ciò – troppo spesso – non fa altro che stimolare e aumentare ansie e paure immotivate, impedendo al contempo di arrivare alla risoluzione del problema. Gli unici termini prettamente medici utilizzati sono quelli atti a descrivere l’anatomia e la fisiologia del corpo umano.

Perché è importante che il paziente sia consapevole del percorso di cura che sta attraversando? Perché, come recita il nostro slogan, la vera cura rende liberi

Si potrebbe dire che chi si trova in uno stato di sofferenza fisica piena non è  interessato a tutti questi discorsi, è piuttosto concentrato nella ricerca di una soluzione per togliere il dolore. È una cosa naturale, senza dubbio. 

Tuttavia risolvere le cause del dolore è cosa diversa da togliere il dolore – o meglio la sua “manifestazione”. 

Ecco perché è fondamentale che il paziente sia responsabile e cosciente del proprio problema: solo così potrà risolverlo e prevenirlo. Solo con una grande consapevolezza di sé e dei propri limiti si potrà evitare che si ripresenti un dolore o che la fase critica si prolunghi creando enormi problemi nella vita quotidiana. 

Alla consapevolezza di sé si aggancia, quindi, un altro concetto fondamentale, quello della disposizione al cambiamento. È evidente a ciascuno di noi che non tutti sono pronti e disposti al cambiamento; di ciò non facciamo una colpa a nessuno, poiché ognuno ha i suoi tempi, le sue modalità di approccio alla vita e non intendiamo giudicare.

Tuttavia, al di là del professionista che vi affiancherà nel vostro momento di recupero e/o gestione della fase critica il vostro essere presenti a voi stessi farà la differenza. Ascoltare il proprio corpo è un’operazione che vi darà più risultati di una ricerca sterile su Google; è un esercizio mentale fortissimo e niente affatto scontato, per questo prezioso.

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